Storia
Avvallato nel punto più stretto della valle, il centro storico di Trana si rispecchia nelle acque del Sangone sorvegliato da un'antica Torre ....
Camminando per boschi, sentieri e antiche borgate per scoprire la storia di Trana:
Trana vanta origini antiche, poiche il toponimo compare nei documenti fin dal secolo XI.
Sull'origine del nome 'Trana' vi sono diverse ipotesi: poichè in latino 'tranare' significa 'oltrepassare' riferito ad un corso d'acqua, si può pensare al paese come punto di attraversamento del torrente Sangone, un passaggio obbligato per andare verso i monti di Giaveno e verso la Valsusa.
Il paese di Trana è dominato da un'antica torre costruita su una collina al fianco del torrente Sangone.
Tale torre, alta 30 metri, restaurata nel 1952, è l'unico resto dell'antico castello risalente al X-XI secolo, distrutto dalle truppe francesi del Catinat alla fine del XVII secolo.
La torre, appartenuta in passato agli Orsini, nel 1581 passò, con l'inizio di una nuova signoria, sotto il controllo della famiglia Gromis.
Il 20 settembre 1635 Vittorio Amedeo I di Savoia, in riconoscenza ai servizi prestati in guerra e in pace investì Guido Gromis del titolo di conte.
La famiglia Gromis fece costruire il palazzo Gromis ( ora proprietà del comune ), che per anni ha ospitato la scuola elementare, e la chiesetta dell'immacolata in borgata Colombè.
Il Gruppo Storico 'Conti Gromis di Trana', costituitosi di recente, vuole proprio ricordare la storia di Trana legata alla famiglia Gromis.
Il ponte di Trana, a tre arcate costituito da blocchi di pietra uniti a piombo tra il 1805 e il 1815, epoca in cui la Val Sangone fu annessa alla Francia da Napoleone.
Nel 1814 i Savoia tornarono in possesso del loro regno, la zona dei Mareschi viene bonificata con la costruzione di un canale e comincia lo sfruttamento dei giacimenti di torba.
Durante la seconda guerra mondiale, sulle montagne della Val Sangone fu molto attiva la lotta partigiana di liberazione dai nazifascisti; anche Trana fu coinvolta in un episodio di rappresaglia per fortuna a lieto fine.
Eccone il breve racconto: 'Nel giugno 1944 la banda partigiana di Sergio De Vitis aveva attaccato la polveriera di Sangano, catturando tredici soldati tedeschi e prendendo del materiale.
La mattina del 27 giugno 1944 i Tedeschi, per rappresaglia, presero in ostaggio 40 civili, minacciando la loro fucilazione.
Dopo lunghe trattative gli ostaggi furono liberati e ancora oggi si celebra ogni anno al Santuario le Festa del Ringraziamento alla Madonna per la grazia ricevuta.
Fra le testimonianze megalitiche del torinese rientra a pieno titolo l'area del monte Pietra Borga, nel comune di Trana situato in Val Sangone.
Molto probabilmente la Val Sangone fu scelta già in antichità come luogo abitativo più defilato e riparato rispetto alle altre valli più trafficate.
La posizione stessa dell'area fu scelta per l'ottima veduta, che può spaziare dai laghi di Avigliana fino alla pianura torinese, oltre che per la ricchezza di sorgenti e per l'esposizione solare.
In sito sono conservate le vestigia di un'area cultuale megalitica, che probabilmente hanno suggerito il toponimo stesso del monte.
L'area si presenta come un pianoro con raggruppamenti di grossi menhir, alcuni dei quali pesanti diverse tonnellate e di dimensioni ragguardevoli.
In base ad una prima comparazione stilistica il sito è databile al Neolitico Finale – prima età del Rame ( circa 4.000 – 2.800 a.C. ); tuttavia la zona ha subito una frequentazione per quanto riguarda l'età del Ferro ( VII – I sec. a.C. ), testimoniata da alcune coppelle incise su diverse rocce, mentre sono state individuate alcune incisioni cruciformi di epoca medievale, probabilmente a funzione esorcizzante del più antico culto pagano, che trova, non casualmente, un riscontro nelle leggende locali che collegano il pianoro alle streghe ( dette masche in piemontese ) ed agli spiriti del bosco.
Questo tipo di incisioni su roccia trovano un confronto con quelle del Rifugio del Gravio, nel comune di S.Giorio, che sono datate intorno al 1300 d.C.
Poco distante dall'area, in direzione della frazione Pratovigero, si trovano i resti di diverse costruzioni, ovvero alcuni muri a secco ed in un caso un muro con tracce di malta.
Queste strutture sono probabilmente ciò che rimane di un piccolo abitato medievale, nella posizione ottimale già citata per quanto riguarda la difesa, ovvero la veduta offerta dallo sperone roccioso, e la vivibilità, con le numerose sorgenti, di cui una con una sistemazione di ciottoli a secco ed un tetto formato da una lastra di pietra, in una sorte di monumentalizzazione della stessa.